Non ci fermiamo mai.

Questa volta vi state per imbattere in un post inusuale per il nostro blog. Non scriverò infatti di uno dei nostri incontri tematici ma di un nuovo progetto in cui il gruppo di lettura si è lanciato da qualche tempo. Allo scoccare dei suoi primi 3 anni di attività unpostodovecipiovedentro si fa promotore e fautore di un importante progetto a sostegno dell’infanzia.

Collaborerà infatti attivamente a Felino – Kathmandu, un ponte di libri. Infanzie, sguardi, racconti un progetto socio culturale che unirà il paese natale del gruppo di lettura, Felino, tramite la biblioteca comunale Cesare Pavese, alla lontanissima Kathmandu, capitale del Nepal.

Il progetto prevede la redazione di una bibliografia di circa trenta silent books, selezionati e studiati dalle ragazze del gruppo di lettura, e proposti parallelamente a bambini felinesi e nepalesi. La scelta di utilizzare i silent books ovviamente si spiega nel desiderio di utilizzare un media bello, moderno e capace di superare tutte le barriere, i primis quelle  linguistiche, per donare al prossimo storie, racconti, mondi “altri”. Contemporaneamente ci occuperemo di studiare da vicino le modalità di lettura di bambini che vivono in realtà culturali e sociali così lontane e diverse.

Per la parte italiana verrà coinvolto un gruppo di bambini dell’I.C. di Felino mentre alla parte nepalese si dedicherà la nostra inviata Sara Miodini, educatrice, operatrice culturale e tra le capostipiti del gdl, che si recherà per alcuni mesi nei pressi di Kathmandu per un’azione di volontariato tramite l’associazione onlus Hanuman. Speriamo inoltre di poterci avvalere della preziosa supervisione di una delle più grandi esperte del settore ma per questo siamo ancora in trattativa.

L’intera bibliografia dedicata al progetto sarà acquistata dal gruppo di lettura tramite l’organizzazione di una bancarella del libro usato di cui le immagini qui sotto, e da Econstile, associazione di promozione sociale di Parma che da anni si occupa di promuovere la partecipazione dei cittadini alla difesa dell’ambiente e ad una migliore qualità della vita. Da anni opera a sostegno di stili di vita sostenibili, sia sul piano individuale che collettivo, sui temi della conoscenza, della ricerca, del rapporto tra scienza, cultura e lavoro, per rompere le forme di esclusione dalla conoscenza e promuovere la diffusione della cultura. La libreria che con noi si sta dedicando al reperimento dei libri è Libri e formiche, la libreria dei ragazzi di Parma.

Ma perchè non partecipate con noi a questo progetto? Quali silent non possiamo dimenticare secondo voi? Nel prossimo post inserirò la bibliografia completa.

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Silent books. Raccontare l’ineffabile

Mercoledì 25 maggio

Noi di unpostodovecipiovedentro siamo solite buttarci in picchiata su tematiche più grandi di noi, sicuramente inesauribili nel breve tempo di un nostro incontro. Nel buttarci però, abbiamo l’accortezza di usare un paracadute che aprendosi rivela la nostra bandiera: condividiamo ciò che di bello ci passa sotto gli occhi perché è di bellezza che più di tutto c’è bisogno. Insomma, per farla breve, mercoledì 25 maggio è stata la volta dei silent books, libri in cui il racconto è completamente affidato alle illustrazioni, chiamati in ambito internazionale wordless book.

Estremamente affascinanti e coinvolgenti, questi libri si caratterizzano per la loro interattività. La maggior parte della loro interpretazione infatti è affidata ai lettori, mettendoli implicitamente nelle condizioni di poter declinare le storie e i personaggi in base ai loro vissuti, di cucirsi addosso le vicende attingendo dal proprio immaginario e contemporaneamente arricchendolo. Quello che meglio di tanti altri media gli albi illustrati, e ancora di più i silent books sanno fare, è raccontare l’ineffabile. Quello che Marcella Terrusi chiama il troppo piccolo poetico e il troppo grande poetico ovvero ciò che solitamente sfugge al nostro sguardo in quanto troppo grande o troppo piccolo, come l’infanzia oppure un piccolo dettaglio magari all’interno di una lunga e noiosa giornata. Con i silent books ogni barriera è superata: culturale, linguistica, di genere, d’età, basta avere due occhi e sapere, o voler imparare, a guardare. Vi invito anche a leggere qui del progetto di Lepmanniana memoria dell’Ibby riguardante i silent books alla biblioteca di Lampedusa.

Vi segnalo qui una bella lezione di Marcella Terrusi per l’università di Bologna e il suo interessantissimo libro Albi illustrati: leggere, guardare, nominare il mondo nei libri per l’infanzia, Carocci, 2012.

Veniamo ora all’ormai tradizionale elenco dei titoli guardati insieme:

Anna:

La papera e la foglia / Attilio . – Firenze : Giunti Marzocco, c1975

Dov’è la stella marina / Barroux. – Firenze : Clichy, 2016.

Facciamo che… / tre fantasie ideate e realizzate da Christine Bassery]. – Firenze : La Nuova Italia, c1977.

La spedizione / Willi Baum. – Milano : Emme, c1975.

La casa / Monique Felix. – Trieste : E. Elle.

Il ladro di polli / Béatrice Rodriguez. – Milano : Terre di Mezzo, 2011.

750 years in Paris / Vincent Mahe. –  Ed. Nobrow. (Londra), 2016, non ancora pubblicato in Italia. Rappresenta un edificio di Parigi dal 1265 ad oggi.  Dopo un lungo ed approfondito lavoro di documentazione l’autore ha raccontato la storia e il passare del tempo rappresentando unicamente la facciata di una palazzina anno dopo anno dal 1265 ad oggi. Interessante è scoprire che la palazzina esiste davvero e che l’ultima tavola, si riferisce evidente al 2015 in quanto dedicata a “Je suis Charlie”

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Un giorno a Pechino COP-kG0D--286x424@24ORECultura

Un giorno a Pechino di Joyce Sun, vincitore della menzione speciale per la non-fiction assegnata dalla Bologna Children’s Book Fair 2015, una bambina vestita di rosso insegue un gatto  lungo le strade di Pechino. E noi inseguiamo lei, irresistibilmente attratti dal fascino di una metropoli dai mille volti, tutti minuziosamente ritratti dalla mano ironica ed elegante di Joyce Sun. Alla fine del volume, una mappa della città e dei brevi focus di approfondimento, dedicati ai quartieri e ai monumenti visitati dalla bimba in rosso e dal suo gatto.

 

 

Valentina

Una pesca straordinaria / Béatrice Rodriguez. – Milano : Terre di Mezzo, 2013

Seconda storia di un topo chiuso in un libro / Monique Felix. – Trieste : E. El le, 1983. – 1 v. : ill. ; 16 cm. – ISBN 8870680061

Ombra / Suzy Lee. – Mantova : Corraini, 2010.

La strega e lo spaventapasseri / Gabriel Pacheco. – Modena : Logos, 2012.

La sorpresa / Janik Coat. – Cornaredo : La Margherita, 2012

In cerca di rossa: salamandre e… / Jacabook.

Flora e il fenicottero / Molly Idle. – Roma : Gallucci, 2013.

Chiuso per ferie / di Maja Celija. – Milano : Topipittori, [2006]

Michela

Floatsam / David Wiesner. Clarion, 2006

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Marina

Mr. Ubik! / David Wiesner. – Roma : Orecchio acerbo, 2014, stampa 2015.

Sector 7 / David Wiesner. – Vicenza : Il punto d’incontro, [2001].

Martedi / David Wiesner. – Milano : A. Vallardi, c1992.

Di quest’ultimo abbiamo anche visto il bellissimo corto, musicato da Paul McCartney

 

Charlie

Mangia che ti mangio / Iela Mari. – Milano : Emme, \1980!

Prima dopo / Anne-Margot Ramstein & Matthias Aregui. – Milano : L’ippocampo, 2014.

Un giorno, un cane / Gabrielle Vincent. – Roma : Gallucci, 2011.

Ila B.

Oltre l’albero … / Mandana Sadat. – Bazzano : Artebambini, ©2004.

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Bounce Bounce / di Brian Fitzgerald . – Milano : Carthusia, 2014.

Orizzonti / Paola Formica. – Milano : Carthusia, 2015.

LA FIERA DOPO LA SBORNIA DA FIERA. 2° parte. Le nostre segnalazioni

Con puntuale ritardo annoto con appunti fotografici buona parte dei libri che ci hanno colpito e che sono stati protagonisti del nostro incontro di aprile.

Innanzi tutto una panoramica dei libri vincitori esposti tradizionalmente all’entrata della Fiera.

Dopodichè passiamo alla razzia fatta tra gli stand stranieri…

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… e infine gli italiani.

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Menzione speciale per la sezione “‘ndo cojo cojo” per il raffinatissssssssssimo

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e, documento sottratto all’editore dopo un’estenuante trattativa, finalizzare a colmare la serie “evergreen”

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W LA FIERA DI BOLOGNA, W UNPOSTODOVECIPIOVEDENTRO, W NOI

LA FIERA DOPO LA SBORNIA DA FIERA. 1° parte. Condizioni psicofisiche.

La fiera, e ovviamente ci riferiamo alla Bologna children’s book fair, si sa, è come il Natale: quando arriva arriva. Ci coglie sistematicamente impreparate anche se è l’evento che attendiamo tutto l’anno e quando finisce lascia strascichi psicofisici per giorni e giorni. A volte per mesi. Il fisico è provato perché il microclima della fiera racchiude in sé tutti quelli del globo terracqueo. Ci sono zone in cui l’umidità potrebbe trasformare Mortisia Adams in una sosia di Mafalda. Il caldo tropicale ti entra nelle ossa. Chiudi gli occhi e sei in piena foresta amazzonica, li apri e ti ritrovi alla conferenza sul centenario di Roald Dahl. Robe da fiera. Pare comunque che la NASA ormai dagli anni ’70 stia lavorando a una tuta speciale capace di aiutare l’essere umano a gestire gli sbalzi termici presenti in Fiera. La Death Valley e la Groenlandia nell’arco di 1 km.

Un capitolo a parte merita il tema “alimentazione”. Qui le regole sono poche ma precise. Innanzi tutto NON BERE. Questa pratica, assolutamente sopravvalutata dall’uomo e la donna moderni, comporta l’effetto collaterale di un esponenziale aumento delle probabilità di necessitare di un wc, cosa del tutto sconveniente. In fiera non c’è tempo e soprattutto non c’è il wc! O meglio, il wc c’è ma è altrove. Ovunque voi siate è sempre lontano da voi. È un fenomeno di cui da anni si sta occupando il CNR, pare comunque che i bagni in Fiera si spostino, non si sa se l’evoluzione li abbia forniti di apparato locomotore o se si tratta di miraggi. Fatto sta che se per caso, per sbaglio, ci si imbatte in uno di essi, i casi sono due: o non ne avete bisogno o c’è una fila stile A14 il 15 di agosto. L’approvvigionamento di cibo è molto semplice: o si pranza alle 9,30 o alle 17. Per il resto è meglio rinunciare (perché si rientra sull’Autosole di cui sopra).

Per quanto riguarda le condizioni psicologiche… cosa dire… è veramente una situazione difficile. All’entrata si è pervasi da una mezz’oretta di horror vacui dovuto al tutto che si presenta davanti ai propri occhi e diventa niente, provocando una spiacevole sensazione di catabasi stile Alice nella tana del Bianconiglio. Quando questa sensazione finisce, eccoti arrivato nel Paese delle Meraviglie. Un’orgia di libri, cataloghi, scrittori, illustratori, editori che miracolosamente escono dallo schermo del tuo pc e si palesano in carne e ossa. Come il sangue di San Gennaro il 19 settembre si liquefa, per la Fiera i volti dei tuoi biblioeroi, escono da facebook, dai blog, dai forum e diventano uominiedonnevivievegeti! Sono incontri che lasciano certe volte tanta gioia. A volte addirittura riesci a formulare una serie di frasi sensate rivolgendoti a quell’editore o a quella scrittrice che stimi tanto, pensi di aver dato una buona impressione e ti senti improvvisamente “dell’ambiente”. Il più delle volte però questi incontri pericolosi lasciano solo delusione, imbarazzo, amarezza. Perché non è vero. Non sei dell’ambiente. Hai avuto il pass gratis perché hai fatto 100.000 ore di volontariato gratis ai tempi dell’università o hai pagato 30 edicotrenta euri per entrare.

Momento di tristezza.

3, 2, 1 ok, momento finito, si passa al prossimo stand, al prossimo incontro, alla prossima figuraccia. La dignità, come dice Ilaria F. non bisogna portarla in Fiera. La si lascia a casa in un cassetto, bella ripiegata su sestessa. Altrimenti non potresti esercitare l’arte dell’imbucarsi negli aperitivi e soprattutto quella dell’arraffare, fagocitare, inglobare libri nell’ultima ora dell’ultimo giorno di Fiera. Quando gli stand stanno per chiudere, il vero atleta da Fiera sfianca definitivamente, sfoggiando un improbabile poliglottismo, gli editori già profondamente provati al fine di scroccare lo scroccabile. Uno sconto, un gadget, un libro. Qualsiasicosa. È roba da fiera. Speriamo arrivi presto la BCBF 2017. Noi, come al solito, non saremo pronte.

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Foto della campagna pubblicitaria della Fiera di quest’anno. A me è piaciuta molto. Rappresenta appieno la “fuoranza” dello status pre e post fiera. L’importante, d’altra parte, è tenere gli occhi ben aperti.

L’ORA DI RELIGIONE

Ok, è vero, stavolta abbiamo esagerato. Forse siamo andate un tantino oltre le nostre possibilità ma la completezza non è mai stata uno dei nostri obiettivi. E neanche la profondità, la bravura, la capacità descrittiva, quella d’analisi, quella di sintesi, ecc. ecc. Insomma, è inutile continuare a nasconderci dietro a un dito: il fil rouge del mese di marzo è stato niente poco di meno che… l’editoria ecclesiastica. In una cosa però siamo brave: a scovare particolarità. Queta è la nostra vocazione! Al via dunque una nuova carrellata di particolarità tra meraviglie del passato e scivoloni trash.

Partiamo con un albo illustrato del 1944 della casa editrice “Vita e pensiero”, la più antica university press italiana, nata nel 1918, dal titolo Il canto delle creature.

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La collana si intitola “Biblioteca per le più piccine” e a commento possiamo leggere: “Collana di libri illustrati per le bimbe che non sanno leggere. Edizioni eleganti, assai adatte a doni”. Da notare gli altri interessantissimi titoli proposti. D’altra parte cosa vuoi a delle femmine di 5 anni?

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Si tratta di un albo di 19 pagine che racconta diverse storielle di vita vissuta della biondissima bambina Chiara, seguite dalle rispettive poesie di Lode. Troviamo dunque Lode al sole, lode alla terra, lode al fuoco, lode all’acqua, lode ai fiori, agli uccelli, lode al vento, lode alla luna e alle stelle. Un’edizione per bambinette del Cantico delle creature, illustrata da Maria Cenci Soffiantini, artista specializzata in questo genere, citata anche nel blog http://ilclandimariapia.blogspot.it/2012/04/maria-cenci-soffiantini.html (prima o poi parleremo anche di Maria Pia...)

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Della Fratelli Fabbri editori è invece questo catechismo del 1957. Le illustrazioni sono affidate a Nardini, prolifico artista degli anni ’50, che ritrae un gran numero di stucchevolissimi angioletti e ragazzini bramosi di ricevere i sacramenti cattolici.

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Al di là della monoespressione di tutti i ragazzi ritratti che riporta la mente a un rapimento alieno, questa illustrazione è molto interessante per la minuta descrizione della moda degli anni ’50.

Se abbiamo iniziato la nostra carrellata con un albo per “piccine”, continuiamo con una “Collana di letture per fanciulli”. Siamo negli anni ’70 con la casa editrice La Scuola, il racconto tratta delle avventure di Giacomo, il vecchio sacrestano di una chiesetta di campagna, detto Din Don Dan, cui ne capitavano di tutti i colori, specialmente nel periodo delle feste religiose. Le illustrazioni sono di Carlo Galleni, pittore e illustratore capace di utilizzare i suoi disegni in maniera piuttosto originale. Talvolta sono semplici cornicette a tema, altre volte appaiono sullo sfondo a scopo descrittivo, altre volte addirittura aggiungono significato al testo scritto. Anche l’utilizzo del colore è notevole. Per motivi, immagino, di risparmio nella fase di stampa, spesso le illustrazioni sono in due colori ma in certe tavole si può apprezzare addirittura uno sfondo nero che mette in risalto l’utilizzo di numerose variazioni cromatiche. Anche le risguardie meritano un’occhiata:

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Torniamo nel 21 sec. con la hit parade della Bibbia di Michael Coleman. Un manualetto a dir poco esilarante della Salani illustrato da Tickner.

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Assolutamente impossibile non citare il grande Luzzati che ha illustrato diversi libri che hanno a che fare con la religione. Addirittura ricordo di aver utilizzato in gioventù un suo bellissimo catechismo dal titolo Un rabbì che amava i banchetti. Qui invece proponiamo La stella dei magi, Interlinea, 2007.

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Trovano posto in questo contesto anche alcuni gadgets che non possono essere tenuti nascosti. Una preghiera/segnalibro illustrata, un contenitore per rosari, un’immaginetta sacra di Sant’Antonio e un divertentissimo domino delle parabole. Chiaramente si nota la mancanza di almeno un’acquasantiera che purtroppo è stata tragicamente smarrita.

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E’ ora il tempo di annoverare un libro coraggiosamente e giustamente sottratto a una parrocchia che non gli dava il giusto risalto. Noi di unpostodovecipiovedentro, in particolare nella persona di Carlotta, ci prendiamo il merito di averlo riportato agli onori che merita. Carissimi, vi presentiamo, Il vangelo di Gesù secondo Luca, ed. Marietti, 1982.

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Ed ecco alcune illustrazioni di una inarrivabile profondità, accuratezza, meraviglia, evidenziate dal grande formato in cui sono racchiuse.

I Re Magi

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Il diavolo

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I ladroni

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L’ascensione

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In questa rassegna di particolarità a sfondo religioso rientra anche un giovanissimo Picasso che in Pablito di Ibi Lepscky con illustrazioni di Paolo Cardoni si trova conteso tra le aspettative della madre e della tata: Generale o Papa?

C’è poi questa sorta di godibilissimo catechismo laico con immagini in 3D, pubblicato nel 2010 dalla casa editrice ISBN intitolato Il concetto di Dio, di oscar Brenifer e illustrato da Jacques Despres. Il libro fa parte di una collana che intende spiegare ai bambini la filosofia come pratica di vita.

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La creazione di Carlo Fruttero illustrato da Lastrego e Testa da Gallucci

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Chiara e Francesco di Guido Visconti e le illustrazioni di Bimba Landmann, ed. Arka, 2003.

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L’appena uscito E Sara rise, di Jacqueline Jules, con le illustrazioni di Natascia Ugliano per La Giuntina, l’ebraismo a portata di libro.  

Ecco una posa plastica e teatrale, quasi da “Fame!” di Gesù nella copertina del libro La vita di Gesù20160330_220259_resized

E infine, per concludere con un grosso, enorme, contrasto, pubblico senza commentare due fotografie scattate alla fiera del libro per l’infanzia di Bologna 2016.

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Ci vediamo il 27 aprile al Circolo del Rugby alle ore 21 per parlare della BCBF 2016!

DUE CHE SI AMANO, l’amore al tempo dei picturebooks

Mercoledì 6 giugno 2015

8° INCONTRO

Segretaria dell’incontro: Marina
Nel nostro ultimo incontro prima della pausa estiva abbiamo affrontato, ispirate da “Due che si amano” il tema dell’amore. Argomento quanto mai ampio e pieno di sfaccettature che naturalmente non abbiamo esaurito negli albi visti.

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“L’amore ha un potere smisurato.   Dentro di me qualcosa ha scatenato
che è cresciuto e poi scoppiato
come un fuoco d’artificio colorato,
uno spettacolo incantato.
Ma l’amore è anche dolce e delicato”.
“Sì è così che l’avevo immaginato”.

 

Due che si amano” è un libro delizioso: una raccolta di poesie e filastrocche sull’amore scritte da Jürg Schubiger e illustrate dal grandissimo Wolf Erlbruch, (E/O Edizioni). L’amore, e tutto quel che gira intorno a cosa esso sia, è difficile da definire. Solo una cosa sembra chiara: è qualcosa che ha a che fare coi baci e robe del genere. Romantico e misterioso, bizzarro e malinconico, materno e litigioso, allegro e dolce: è bello scoprire quanti modi ci sono per amare. Un albo per bambini curiosi e per adulti che non hanno smesso di porsi domande sull’amore. “Due che si amano” ricorda a tutti gli innamorati che l’amore è più bello che difficile, e credo non dovremmo dimenticarlo mai.
E’ un libretto delicato e ironico capace di incantare con parole semplici e immediate e con le divertenti illustrazioni dell’inconfondibile Wolf Erlbruch, che anima le poesie di animali di ogni tipo, e racconta l’amore che supera la diversità: d’altronde perché mai un bassotto non potrebbe amare un pesce rosso? Oppure un orso una foca? Sapientemente le illustrazioni, nello spazio modulare della doppia pagina, sono sempre a sinistra, di prima lettura rispetto al testo, per raccontarci per prime, amplificando emozioni e pensieri, le molte situazioni in cui può nascondersi l’amore.
Nella vita può capitare una grande fortuna, che quando stringe il cuore, fino a fare un po’ male, è inconfondibile: il sapere di aver trovato la propria persona speciale. “Romeo e Giulietta” scritto ed illustrato da Mario Ramos (Babalibri) parla proprio di un incontro come questo. I due protagonisti – un grosso elefante e una piccola topolina bianca – sono due estremi di uno stesso mondo, che si incontrano nell’oscurità di una notte.
Anche in questa favola, così come nell’opera di Shakespeare, ciò che domina è l’amore. Ma non quello tormentato e struggente del dramma, bensì uno più delicato, che nasce spontaneo e si alimenta della sua stessa naturalezza.
Romeo è un elefante profondamente timido, tanto da arrossire come un pomodoro e suscitare il riso dei suoi compagni di branco; per questo il tramonto diventa l’unico momento in cui si sente al sicuro, e passeggia in solitudine nelle ombre notturne.
Giulietta è una topolina curiosa con un certo spirito di avventura, ma nessuno con cui condividerlo. Quando la luna illumina la scena i due si trovano uno davanti all’altra e, agli occhi di Giulietta, il colore rosso dell’insicuro Romeo è solo segno del suo essere speciale. Diventati compagni di viaggio, si spingono fino all’oceano: un immenso tappeto blu che incontrando il sole colora il cielo di tutte le sfumature di rosso, ora splendido anche agli occhi di Romeo.
Per lui è ormai tempo di tornare dai suoi compagni, questa volta in compagnia di Giulietta. Finalmente, anche se ogni tanto ancora rosso di timidezza, l’elefante riprende a passeggiare alla luce del sole, affascinante, così come lo vede la sua compagna speciale. “Romeo e Giulietta” è un piccolo libro per una grande verità, di quelle chiare, evidenti, che non necessitano di finali ad effetto o parole altisonanti. A volte i protagonisti non si lasciano più perché semplicemente stanno bene insieme. E questo è quanto basta.

 

 

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Inizia così, con due ombre e una pancia tonda, il libro “Fu’ad e Jamila” scritto da Cosetta Zanotti e illustrato da Desideria Guicciardini, (Lapis Edizioni 2001), un libro che arriva dritto al cuore di chi lo legge, con pochi tratti e parole dipinge due anime in balia del mondo, del mare, trascinati via dalla speranza, dall’illusione di una terra promessa. Fu’ad e Jamila partono verso un futuro migliore, dicono addio alla loro terra, alla loro casa, non senza dolore.
Fu’ad e Jamila, mano nella mano sulla riva, sognano che al di là del mare presto raggiungeranno, “la terra dove tutto è possibile, là dove la notte non esiste e il cibo non manca”. Là dove crescere con dignità il figlio che stanno aspettando. Non sono i soli a sognarla, c’è tanta gente radunata sulla spiaggia per lo stesso motivo e che all’urlo di un uomo salgono sulla vecchia barca arrugginita. La notte è umida e fredda, la barca dondola e scricchiola tra onde che si fanno sempre più grandi e nere. La pioggia comincia a scendere battente, i fulmini squarciano il cielo, luci taglienti che illuminano i corpi caduti in acqua, grida, terrore. Nell’albo testo e illustrazioni si potenziano a vicenda. Espressivo e ricco il primo, intense e suggestive le seconde, capaci assieme di arrivare al punto senza scadere nella facile retorica spesso legata al tema dei migranti. La storia di Fu’ad e Jamila nasce nel 2011 come quaderno d’animazione della Caritas Italiana con un desiderio ben preciso: spiegare ai bambini cosa stava accadendo a Lampedusa così come in altri luoghi che accolgono migliaia di disperati in fuga da guerra e povertà, “affamati di sogni, di vita, di pane”. Il quaderno è oggi diventato un libro, un libro prezioso che stimola domande, commuove, fa arrabbiare, fa sperare.

Due gatti, Bianca e Nero, avvolti nella notte; disegni semplici, intrisi di una grazia sorprendente; atmosfere tenera e senza età: tutto questo fa di Dove batte il cuore di Satoe Tone (Kite edizioni, 2013) un piccolo capolavoro di dolcezza, di una delle illustratrici giapponesi per bambini più interessanti, capace di rendere il libro una festa per gli occhi e l’anima (non a caso vincitrice del premio Internazionale di illustrazione al Bologna Children’s Book Fair 2013).

Una coppia mici paffuti e innamorati passeggia lungo la sponda di un lago: Nero vorrebbe dar prova del suo amore catturando i riflessi di luce che si agitano nell’acqua per donarli a Bianca, ma riesce soltanto ad acciuffare conchiglie, polipi, pesci, foglie e meduse. Ogni oggetto richiama la forma di un cuore, dal momento che è simbolo di un gesto di affetto. Bianca sa bene che Nero già condivide con lei quanto di più prezioso possa esservi: il loro amore. Per essere felici insomma non occorre spingersi sino alle profondità degli oceani o del cosmo, basta cogliere i gesti d’affetto di chi ci sta accanto e godere della sua presenza.

Quando un elefante si innamora” (Kite Edizioni) è un albo raffinato, buffo e delicato, scritto da Davide Calì e Alice Lotti: si presenta come un tenero manifesto all’universalità dell’amore. Lo dice anche la quarta di copertina: “Può succedere a tutti, anche agli elefanti.” Un elefante innamorato e molto timido fa di tutto per attirare l’attenzione della sua amata. Decide di seguire alcune regole base: si mette a dieta, si veste elegante, scrive delle lettere d’amore e lascia fiori alla sua porta… ma malgrado tutte queste attenzioni lei non sembra notarlo.
Questo albo è capace di rendere entrambe le caratteristiche essenziali della persona innamorata: la sua dolcezza e la sua bizzarria. Qualcosa di strambo, un po’ ingombrante e impacciato proprio come un elefante. Ed infondo è anche la percezione che, chi si innamora, ha di sé: di esulare improvvisamente dallo spazio comune, di non esser più contenuto in sé, di essersi espanso tanto quanto un elefante. Le illustrazioni appaiono raffinate senza essere fredde, eleganti senza essere ricercate: l’equilibro delle tavole è ottimo, sia per la quantità di dettagli, sia per la loro distribuzione all’interno dello spazio; sono da osservare i dettagli come il canarino che appare ad ogni pagina, il quale, insieme ad altri particolari di fiori, foglie, nuvole e oggetti minuti, alle tinte usate, ai bianchi ampi, fanno sì che l’impressione di un albo che ha per protagonista un elefante, sia, in primo luogo, la leggerezza.
Allo stesso risultato partecipa il testo, essenziale e lineare e in perfetto dialogo con le immagini.

antoine-guilloppe-pieno-sole-ippocampo-L-0L0zsV-175x130Pieno Sole” di Antoine Guilloppé (Ippocampo Editore) propone un’incursione nella savana africana in compagnia di un giovane masai. La storia segue l’avanzare del ragazzo al ritmo del sorgere del sole. Issa incrocia sul suo cammino gli animali che l’osservano, alcuni in allerta, altri in agguato. Raggiungere la sua bella alla fine dell’album. E’ una vera e propria delizia per gli occhi, grazie alla tecnica dell’autore, che intaglia le pagine giocando sul contrappunto tra la pagina intagliata e lo sfondo di quella successiva. Antoine Guilloppé lavora su una carta spessa che incide come fosse un pizzo. Le silhouette degli animali così cesellati si animano ora bianche su fondo nero, ora nere su fondo bianco. Ritocchi d’oro qua e là enfatizzano il fuoco del sole o l’oro dei gioielli. L’effetto è magnifico, di grande valore artistico. Nella sua brevità e semplicità, anche il testo sa essere incisivo, creare attesa e sorpresa finale, puntando sul tema più bello e antico: l’amore fra un uomo e una donna.

WE CAN BE HEROES

12° INCONTRO, in omaggio a David Bowie

Mercoledì 20 gennaio 2016
Segretaria della serata, Ila B.

Dopo l’incontro di dicembre dedicato agli “sfigati” nell’albo illustrato (senza offesa per personaggi interpellati per l’occasione) abbiamo ritenuto opportuno iniziare il nuovo anno con un ottimistico omaggio allo scomparso David Bowie. Il primo incontro del 2016 è infatti dedicato agli EROI.
La Treccani definisce il termine “eroe” come un essere semidivino al quale si attribuiscono gesta prodigiose e meriti eccezionali oppure, nel linguaggio comune, come chi dà prova di grande valore e coraggio affrontando con spirito di sacrificio gravi pericoli e compiendo azioni straordinarie per un nobile ideale.
Noi del gdl abbiamo declinato il termine appellandoci a diverse sfumature senza tralasciare la vena ironica che spesso ci caratterizza.

Partiamo con la graphic novel suggerita da Carlotta: Garibaldi. Resoconto veritiero delle sue valorose imprese, ad uso delle giovani menti, Tuono Pettinato, Rizzoli Lizard, 2010.

 

Iniziamo ora la carrellata dei picture books!
Eroica senza dubbi è la porcellina di Giusi Quarenghi e Chiara Carrer nel bellissimo I tre porcellini della Topipittori, 2012, che non si fa intimorire dal lupo cattivo e anziché puntare tutto su una dimora robusta e inoppugnabile sceglie il cielo come soffitto e un fuoco caldo contro l’umido della notte e i lupastri affamati. In più, intorno al fuoco si fa festa: si canta, si racconta, si ride, si accolgono gli stranieri.

Non meno eroica la mitica Lucilla di Pef e Henriette Bichonnier ne Il mostro peloso. Impavida se non addirittura spericolata, non si lascia in alcun modo impaurire dal perfido mostro che la vuole mangiare ma addirittura riesce a trasformarlo in un bel principino.

Per dovere professionale, la mia segnalazione è stata Alia, la bibliotecaria di Bassora. Una storia vera dall’Iraq di Jeanette Winter, Mondadori, 2006.

Continuando con le eroine non potevamo non indicare un grande simbolo del nostro tempo: Rosa Parker che col suo rifiuto all’ordine di alzarsi dal sedile di un autobus per far posto a un bianco, diventò un simbolo della lotta per i diritti civili dei neri in America. La sua storia è stata raccontata da Fabrizio Silei e disegnata da Quarello in L’autobus di Rosa per Orecchio Acerbo nel 2011.

Rimanendo in ambito storico ma di tutt’altro periodo, presentiamo Il piccolo oplita, un albo di Arturo Perez Reverte pubblicato da Gallucci. L’eroe in questo caso è un bambino che si trova a far parte dell’impresa dei 300 delle Termopili con il compito di tramandare la memoria di quanto successo.

Inizia poi il ciclo degli eroi/papà.

papatatuato

scacciabua

Il nostro incontro ha visto anche un’incursione nel mondo della fiaba. Valentina ci ha suggerito due eroi della sua infanzia. Il mitico Pifferaio di Hamelin, nella versione di Robert Browning e Antonella Toffolo pubblicata da Topipittori nel 2008.

E Two can toucan un divertentissimo racconto scritto dall’autore di Elmer, Dave McKee mai tradotto in italiano.

È poi la volta il turno di Marina che ci ha portato Il viaggio di Pippo, di Satoe Tone, Kite edizioni, 2014

pippo

E, dagli autori del Gruffalò, più che un eroe, un vero mito! Superverme di J. Donaldson e A. Scheffler uscito per Emme edizioni, 2012

Anna ci racconta di un cammello annoiato e insofferente che decide di mollare tutto e di cambiare vita. Si tratta dell’incipit del divertentissimo Io sono un cavallo, di Bernanrd Friot e Gek Tessaro, Il Castoro, 2015.

Infine… una piccola perla di filosofia con Selma o la ricetta della felicità di Jutta Bauer, Salani 2008. La storia di una simpatica pecora alle prese con una domanda cardine:

selma-o-la-ricetta-della-felicita

Per l’angolo delle novità la nostra esperta Ilaria F. ci ha deliziato con un bellissimo libro Topipittori pubblicato nel 2015. Di qui non si passa di Isabel Minhos Martins e Bernardo Carvalho.
In questo libro ci sono un generale, una guardia e tanta gente che vuole andare “di là”. Ma andare di là non si può: è vietato attraversare il confine. Non c’è una ragione precisa. Il generale ha deciso così. È un abuso di potere. Da questo semplice e comunissimo fatto, prende il via una storia lieve e ironica con un finale davvero sorprendente. Gli autori di un grande successo, come P di papà, tornano in scena con un libro pieno di colori, di piccole storie di personaggi da seguire per quaranta pagine di allegria e senso civico.
(dal sito della casa editrice Topipittori)

Dal circolo del Rugby e gruppo di lettura unpostodovecipiovedentro è tutto, ci aggiorniamo al 24 febbraio!

INNOCENTI EVASIONI

MERCOLEDì, 18 febbraio 2015

6° incontro

Segretaria dell’incontro: Ilaria B.

Si, lo so. Le intenzioni erano quelle di un incontro serio, a testimonianza dell’evidente impennata del livello qualitativo raggiunto dal nostro gruppo di lettura.
Poi, vuoi un cabaret di dolcetti carnevaleschi, vuoi l’allegria per l’aggiunta di nuova linfa vitale incorporata nella presenza di nuove “socie”, vuoi che fuori la neve ormai s’è sciolta, è andata a finire in una serata scoppiettante di visioni e suggestioni, scoperte illuminanti, qualche scemenza qua e là e anche la condivisione generosa di approfondimenti interessanti sul nostro eroe della serata: Roberto Innocenti.
Le note biografiche, in particolare quelle relative alla sua carriera intanto (che potete trovare qui) ci sono risultate estremamente incoraggianti, alla luce della scoperta che la sua carriera ebbe inizio all’età di quarantatre anni suonati, dopo un lungo periodo al limite della disoccupazione che evidentemente non lo fece perdere d’animo ma che lo portò ad esempio a vincere il Premio Andersen nel 2008. Tre quarti delle componenti del gruppo quindi possono tranquillamente coltivare la speranza di sfondare nel campo che più desiderano. E anche l’altro quarto. Tanto mica è una regola quella dei quarantatre …

ultimaspiaggiaIl primo albo preso d’assalto è stato La spiaggia. Opera che vide la luce nel 2002 da una collaborazione di R.I. (soggetto e illustrazioni) e J. Patrick Lewis (parole). Come tutte le sue opere fu pubblicata prima in inglese e poi in italiano per le edizioni C’era una Volta e successivamente per La Margherita nel 2005.
In un’estate torrida, povera di idee e di energie, il nostro eroe del mese non optò per dedicarsi alle parole crociate, o al sudoku che all’epoca andava di gran moda ma pensò di scrivere una storia capace di contenere tanti dei personaggi che popolavano il suo immaginario.

locandaCome protagonista sceglie uno scrittore a corto d’ispirazione e come antefatto la decisione di prendersi una vacanza dalla quotidianità per raggiungere una locanda sul mare (che ricorda in tutto e per tutto quella di Jim dell’Isola del tesoro) che farà da teatro a una masnada di personaggi, accomunati solamente dalla loro irrisolutezza: tutti infatti, sembrano alla ricerca di qualcosa o qualcuno.

 L_ultima_spiaggia      quadro_innocenti

Incontriamo così Long John Silver e Jim nella mitica locanda, Il Barone di Munchausen, Don Chisciotte e Sancio Panza, il barone rampante, un uomo senza passato, un po’ Ian Fleming un po’ Sergio Leone, Maigret, Moby Dick, Emily Dickinson, la Sirenetta, Huck Finn che pesca messaggi in bottiglia. Quando l’artista, ritrovata l’ispirazione proprio nei gesti degli ospiti dell’albergo, decide di ripartire, incontrerà sulla strada proprio quel ragazzo che pescava messaggi in bottiglia e insieme decidono di fare una deviazione ed andarsene a zonzo, all’avventura. Come si può commentare? Un meraviglioso divertissement d’autore?
Confrontando alcune illustrazioni di Le avventure di Pinocchio, Schiaccianoci, Rosa Bianca, Casa del tempo, il discorso è caduto sull’uso narrativo della prospettiva . La scelta della prospettiva frontale, rivela l’intenzione di non dare risalto a un personaggio particolare ma di inquadrare un ambiente e raccontarne la storia. Questo tipo di prospettiva inoltre, ci mette nella condizione di testimoni oggettivi. La realtà ci viene sbattuta davanti. Quasi senza giudizio, giornalisticamente.

Altre volte la scelta narrativa è quella di raccontare il punto di vista di uno dei personaggi, magari di uno marginale, per raccontarci “un altro lato della medaglia”, o per regalarci ad esempio l’occasione di vedere Pinocchio correre per le strade della campagna fiorentina osservandolo dalla finestrella di una casetta paesana.
Eeeeeeeee … cari miei … stavolta non ci siamo fatti mancare proprio nulla … E neanche la lettura e visione integrale di Cappuccetto Rosso: una fiaba moderna. Trasposizione straordinaria di una delle fiabe più popolari al mondo completa del finale tragico “alla Perrault” e poi, vista la reazione drammatica dei bambini ascoltatori, l’alternativa del finale edulcorato dei fratelli Grimm. Nemmeno qui abbiamo potuto evitare il gioco del: “trova il personaggio” fino a quando la faccenda s’è fatta pericolosa nel momento in cui abbiamo scovato una tavola quadrata che rappresentava noi stesse!

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Tantissime sono le note sortite sfogliando insieme pagine e pagine. L’ultima che vorrei citare è quella di Carlotta che riferendosi in particolare a La casa del tempo dice: “Innocenti è un vero maestro del mattone”. Lampadina! Perché non aggiungere alla lista dei nostri filsrouge le case? Io avrei già qualcosa da proporre a proposito… Vi ricorda qualcosa?

Libri difficili

Mercoledì 28 gennaio 2015

5° INCONTRO

Segretaria della serata: Ilaria B.

Ci eravamo ripromesse di parlare di “albi difficili” in questo incontro e non ci siamo smentite per nulla.
L’anatra, la morte e il tulipano di Wolf Erlbruch, E/O editore e Mi chiamo Adolf di PEF,  Stoppani Edizioni sono stati i titoli prescelti per mettere un po’ alla prova noistesse e provare a scavare un po’ più nel profondo.
Siamo partite dalla lettura integrale del libro L’anatra, la morte e il tulipano che vi proponiamo in questa Videolettura prodotta dal Laboratorio di Comunicazione e Narratività dell’Università degli Studi di Trento-Rovereto diretto da Marco Dallari.

Un testo secco, breve, scandito completamente nel dialogo tra i due unici personaggi che compaiono nel libro: l’Anatra e la Morte appunto.

Le due si incontrano. L’anatra dopo un iniziale terrore, chiede:
“Sei venuta a prendermi?”
“Ti starò accanto per il tempo che ti resta, nel caso…”.
“Nel caso?” domando l’anatra.
“Si… nel caso ti capiti qualcosa. Un brutto raffreddore, un incidente: non si può mai sapere”.
“E all’incidente ci pensi tu?”.
“All’incidente ci pensa la vita, come al raffreddore, e a tutte le altre cose che possono capitare a voi anatre. Per esempio la volpe.”

Si rimane così spiazzati da questa Morte gentile, amichevole, ignara di ciò che succederà nell’aldilà, che semplicemente esiste e non ha colpe, “A quelle ci pensa la vita”. D’altra parte a firmare il libro, per il testo e le illustrazioni c’è il grande Wolf Erlbruch (trovate qui la sua biografia e qualche altra informazione) che rivela, in questo particolare approccio alla tematica della morte, il suo essere profondamente tedesco. Nella cultura nordica la morte non è considerata tabù come invece è per noi italiani che di essa non vogliamo parlare, come se tacendola potessimo evitarla e non pensarla migliorasse la vita. Ma i bambini, italiani e non, anche piccolissimi, sanno della sua esistenza e non solo tramite i sentimenti inquietanti d’abbandono e annientamento della prima infanzia ma attraverso le fiabe, i racconti, la televisione e anche le prime esperienze dirette che, anche per chi ha la fortuna di non imbattersi in lutti familiari, possono comprendere l’incontro di un pesciolino morto sulla battigia o un uccellino per strada. Sono cose che non passano inosservate ed è per questo che spesso ne vogliono sapere di più ma, incontrando l’imbarazzo degli adulti che a tutti i costi vogliono proteggerli dalla possibilità del dolore, arrivano ad autocensurarsi.
Il libro è composto da pagine in cui l’equilibrio tra testo e illustrazioni è perfettamente calibrato narrativamente e graficamente. Su uno sfondo appena fuori dal bianco dialogano sospesi i due personaggi, come a voler aggiungere note di leggerezza alla tematica. Le tinte pastello con contorno definito, (trattasi, come ci ha abituato Erlbruch, di collage), utilizzate per i personaggi e le ambientazioni denotano eleganza, decoro, toni discreti. La Morte ha sembianze immediatamente riconoscibili in quanto scheletro ma indossa un grazioso vestito da nonnina e in mano tiene un tulipano scarlatto simbolo d’eternità e rinascita. L’anatra è verosimilmente bianca, tutta composta e protesa verso l’alto quasi ad aspirare al celeste. Immaginando di accostare le due figure su un’unica lunga pagina si realizzerebbe una specie di dans macabre dal sapore medievale, alle quali sembra che Erlbruch si sia ispirato nella realizzazione di queste illustrazioni.

Il finale, triste ma sempre composto, vede una Morte che adagia amorevolmente sul fiume l’anatra regalandole il tulipano. La guarda con infinita saggezza e accettazione andare verso il futuro perché in fondo, così è la vita.

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Infine, nell’ultimissima pagina, compare ancora una volta la Morte, in compagnia di saltellanti volpi e conigli e cioè nella vita, là dove deve stare…